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Vecchio 02-12-02, 10:32   #3
imported_OBELIX
 
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NON ILLUDIAMOCI !!!
Ho seguito il tuo "preciso" consiglio e sono andato su virgilio. Ho introdotto nella casella ricerca: "Fenomeno Rally" ed ecco il risultato:


A proposito di Rally, sport democratico o elitario e pericoloso?

Alcuni miei interlocutori in rete (Internet) mi hanno chiesto se era possibile limitare i sempre più frequenti rally sul territorio italiano, spesso frutto di mediocrità e scarsa fantasia, sia degli amministratori locali che dei responsabili di agenzie di promozione turistica, ecc., che non trovano di meglio da proporre per rilanciare un improbabile turismo e per far conoscere i loro territori e promuoverne l'immagine.
Su questo argomento sono già intervenuto innumerevoli volte in passato, per ribadire che in realtà un rally non è altro che un'opportunità di business per l'organizzazione ed un atto di prevaricazione di un'esigua minoranza su una popolazione locale inerme e disinformata (non per colpa sua), che crea disagi e difficoltà, che limita il diritto civile e democratico alla libertà di movimento e di poter godere un ambiente non aggredito ed inquinato, alimenta i rischi per l'incolumità della popolazione, soprattutto per quella residenziale anziana oltre che per gli spettatori, provoca inquinamento acustico ed atmosferico e non porta alcun vantaggio economico al territorio che ospita la manifestazione. Oltre a rischi elevati di provocare incidenti gravi tra gli spettatori (durante la gara) e tra gli automobilisti locali ed in transito (nelle fasi precedenti la gara durante gli allenamenti, per lo più irregolari). E' recente l'incidente del Rally di Alessandria che ha distrutto una famiglia, seguito da quello di Lione in Francia, dove ci sono stati addirittura 5 morti tra gli spettatori (solo per citarne alcuni tra gli ultimi accaduti). Il rischio incidenti è solo uno degli aspetti negativi dei rally, quello di maggior impatto emotivo, maggiormente rilanciato dai mass media.
Nel valutare il "fenomeno rally" nel nostro paese, dobbiamo considerare che essi ormai proliferano ovunque, siamo obbligati ad assistere impotenti a sempre nuove manifestazioni rallistiche territoriali, pur essendo fallite varie iniziative settoriali negli anni precedenti, cambiando varie volte il nome della gara proposta e i modi di presentarla, sempre nuovi e velleitari "talenti emergenti" si candidano a rotazione alla loro gestione e promozione, ammantandosi di buoni propositi di sviluppo economico e turistico, citando chimeriche opportunità d'immagine territoriale e con chissà quali "sponsor" alle spalle.
Negli anni passati ho potuto assistere e verificare di persona e tramite numerose segnalazioni, che:

* velleitari partecipanti o pedissequi imitatori (emuli dalla scarsa attività neuronale) scorrazzavano a velocità pericolosa in orari non consentiti dai regolamenti, per provare i percorsi, con invasioni di corsia, uscite di strada, rischi di provocare gravi incidenti stradali, rumori assordanti, ecc., essendo tra l'altro le nostre strade secondarie ed i borghi perlopiù inadatti ad ospitare e sopportare simili competizioni; * coloro che seguono tali manifestazioni si portano il necessario da casa, essendo previste soste di poche ore nei luoghi prescelti per le prove, per cui non arrecano alcun vantaggio economico alla comunità locale, in quanto non consumano prodotti e servizi locali e non dedicano tempo allo shopping o a scoprire le valenze territoriali;

* le strade vengono bloccate per molte ore, impedendo ai residenti di muoversi liberamente, provocando una sorta di sequestro in casa, con i disagi che si possono facilmente immaginare;

* dopo la gara le uniche tracce che rimangono sono i rifiuti lungo le sponde delle strade, perché non si è mai provveduto a disporre cestini per la raccolta ed un minimo di controllo, per cui le amministrazioni locali si sono dovute addossare pure l'onere di provvedere alla bonifica;

* tali manifestazioni impegnano le forze dell'ordine in servizi di supporto, distogliendoli da compiti istituzionali sicuramente più utili alla comunità locale, quali il presidio territoriale e la lotta alla microcriminalità, ecc.

Le difese d'ufficio da parte degli organizzatori dei rally sono sempre le stesse, standardizzate, facilmente inficiabili: dimostrazione di come i loro sforzi non vadano nella direzione del rinnovamento e di un maggiore rispetto per le esigenze della popolazione locale (riducendo ad esempio le limitazioni alla libertà di movimento, che andrebbero commisurate e valutate sulle esigenze e percezioni di chi le subisce e non di chi le provoca) ma tendano alla conservazione dei privilegi acquisiti e all'appagamento delle proprie velleità.
Altra difesa d'ufficio dei rallisti è l'affermazione che l'inquinamento atmosferico che provocano è lo stesso determinato dalla normale circolazione delle autovetture. Semmai, l'inquinamento atmosferico è risaputo essere rapportato alla velocità delle autovetture e, di conseguenza, è ovvio che una gara di rally provochi un inquinamento superiore alla circolazione normale delle vetture, ma comunque è il male minore.
Altra difesa d'ufficio è la smentita riguardo l'inquinamento acustico provocato dai rally, che è oggettivamente e facilmente rilevabile da qualsiasi apparecchio di rilevamento, sicuramente superiore alle norme vigenti per le zone residenziali, ed è chiaramente individualistico ed arbitrario affermare che non arrechi disturbo, bisognerebbe chiederlo a chi lo subisce.
Nel cercare di dimostrare i vantaggi economici che il rally, porterebbe alla località che lo ospita, di solito gli organizzatori si "arrampicano sui vetri" con circonlocuzioni degne del più assiduo e smaliziato politichese, senza mai riuscire a dimostrare nulla di concreto e neppure di tangibilmente prospettico. Le direzioni organizzative di queste manifestazioni, quando ricevono denunce di alcuni comportamenti gravemente scorretti, di rischi e disagi provocati, si limitano perlopiù a difendersi, riferendo che esiste un regolamento e che chi lo viola incorre in responsabilità individuali, ma deve essere identificato. Troppo comodo signori, le responsabilità ricadono anche e soprattutto sull'organizzazione che deve garantire, nel migliore dei modi, il rispetto delle regole e non trincerarsi dietro paraventi legali e formali, e se non sono in grado di fornire tali garanzie farebbero meglio a rinunciare.
a firma Claudio Martinotti.

....intendevi questo per "Sarà la volta buona che non se ne parlerà più male???"

a presto...
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